5 settembre 2008

L'Abruzzo investa nella produttività (un intervento di Piero Carducci)

Riceviamo e pubblichiamo l'intervento dell'economista Piero Carducci, presidente del Movimento per L'Aquila.

Credo che "Cantiere Abruzzo" dovrebbe riflettere, nei suoi contributi, sulla situazione economica abruzzese e sulle coerenti politiche economiche. Poche settimane ci separano dal voto, eppure quasi nessuno - con la lodevole eccezione di questo /blog/ - parla di programmi e di cose da fare.L’agenda politica dovebbe essere dominata non già dai contorcimenti mentali di Pastore e dal politichese dei più, ma dai temi economici. Badate bene: l’economia italiana non tira, e va peggio di quella europea che pure perde i colpi rispetto ad USA ed Asia. Il resto del mondo rallenta, ma comunque cresce, mentre l’Europa conosce per la prima volta in 30 anni il segno meno sul Prodotto Interno Lordo. La parola chiave in questa fase di bassa crescita è produttività, ovvero il prodotto per occupato nell’area Ue (in Italia in particolare) è troppo basso e deve crescere. La produttività è la base della futura ricchezza perché consente di incrementare l’efficienza del sistema e di assorbire senza traumi gli aumenti dei costi delle materie prime importate (come il petrolio). In questo scenario non esaltante, l’Abruzzo sta peggio degli altri. Purtroppo la nostra regione soffre come tutti delle difficoltà generali, ma pure del macigno del debito sanitario, una vera palla al piede che imporrà enormi sacrifici in futuro. La nostra economia sta rallentando, più rapidamente del previsto, per effetto di vari fattori: la debolezza del settore delle costruzioni, l’aumento dei prezzi delle materie prime che ha ridotto il potere d’acquisto ed aumentato i costi e quindi i prezzi alla produzione, una amministrazione regionale tanto elefantiaca quanto scadente. La fase di bassa crescita durerà, per l’Italia e l’UE, fin quando le nostre economie non riusciranno ad adattarsi ai prezzi più alti e più variabili delle materie prime, mentre per l’Abruzzo la situazione è più complicata dai fattori di debolezza strutturale propri della nostra regione. Se non cresce la produttività, ogni aumento del prezzo delle materie prime si ribalta sull’aumento dei prezzi. Il che significa meno competitività ed inflazione più persistente. Occorre poi tener presente il fatto che la crisi dei mutui USA è tutt’altro che finita. E questo è un problema per le economie indebitate, come quella abruzzese, che pagherà a carissimo prezzo il rimborso del debito sanitario. Insomma in Abruzzo abbiamo inflazione in aumento, consumi in calo, alti debiti, bassa produttività, casse regionali completamente vuote. Come stimolare la crescita in queste condizioni? La strada da percorrere non è semplice. L’esperienza delle precedenti crisi insegna che uno stimolo fiscale o un aumento della spesa pubblica a debito non serve per far fronte a uno shock derivante da un aumento delle materie prime. Per recuperare potere d’acquisto e competitività bisogna far calare i prezzi dei prodotti venduti con poca concorrenza. Bisogna dunque incidere sul sistema distributivo, sui monopoli, in particolare quelli locali. In molti casi i nostri prezzi (per beni e servizi) sono più elevati di quelli italiani e degli altri paesi europei. È su quel fronte che si possono ottenere vantaggi per i cittadini, e compensare gli aumenti delle materie prime. Importanti recuperi di efficienza sono possibili nell’apparato amministrativo regionale, nelle società controllate e negli enti strumentali: un apparato enorme e per buona parte tanto inutile quanto costoso. Nei prossimi anni la prospettiva di non vedere aumentare le tasse, alla base della politica del governo Berlusconi, dovrebbe rassicurare e creare un ambiente di base più favorevole alla crescita. Inoltre, per tagliare le tasse bisogna prima tagliare le spese. L’Abruzzo deve tagliare le spese, allungare il rimborso del debito sanitario, ed investire massicciamente in produttività. Questa è la ricetta. Entro un paio d’anni potremo forse essere fuori dal tunnel. La ripresa della crescita dipende pure da fattori esterni, come il prezzo del petrolio e la ripresa americana, fattori sui quali l’Abruzzo ovviamente non può fare nulla. Ma dipende molto dalla nostra capacità di reazione. Questo è il momento di ristrutturare, investire, innovare, ridurre la spesa regionale improduttiva, tagliare enti inutili, aumentare la produttività di sistema, investire sui giovani e sui talenti. E’ arduo il compito del prossimo Presidente: riprendere il percorso dello sviluppo in una situazione molto difficile. Fare uscire l’Abruzzo dal fosso in cui ci ha precipitato Del Turco e la sua "politica". Dimenticare la Banda Bassotti con il buon governo: ci vorrà tempo, ma si può fare.

Piero Carducci

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