1 ottobre 2008

AAA credito cercasi (di Piero Carducci)

Insufficienti le politiche regionali per il credito
AAA: credito cercasi
di Piero Carducci (Economista)
In Abruzzo il 95% delle imprese ha meno di 10 addetti e l’80% ha solo il titolare. Il nanismo industriale costituisce un gravissimo problema per la nostra economia: le imprese abruzzesi sono veramente troppo piccole per investire in ricerca&sviluppo, in formazione ed innovazione, per muoversi sui mercati internazionali e per poter avere il sufficiente potere contrattuale con le banche per quanto riguarda l’accesso ed il costo del credito. In alcune aree, come l’aquilano e le aree interne in generale, al nanismo della piccola impresa si accompagna pure la progressiva riduzione del numero delle grandi imprese. Il quadro generale appare quindi problematico: grandi imprese che diminuiscono, piccole imprese che aumentano ma fanno fatica a reggere la competizione, sottocapitalizzate, scarsamente innovative e sottodimensionate. Moltissime piccole imprese abruzzesi operano poi in settori, come quello edilizio, fortemente soggetti all’andamento della congiuntura generale e dei tassi di interesse: dopo un boom durato oltre dieci anni, in questi mesi l’edilizia si è fermata, sotto il duplice effetto dell’aumento del costo dei mutui (che scoraggia le famiglie ad indebitarsi per l’acquisto della casa) e dell’aumento del costo dell’indebitamento (che scoraggia le imprese a nuovi investimenti). Il grande problema è proprio quello di cosa fare per sostenere la crescita (dimensionale e numerica) delle nostre piccole imprese autoctone. Imprese come Micron e Sevel, infatti, crescono e prosperano nonostante l’assenza di politiche regionali efficaci, e dispongono di tutte le risorse per affrontare con successo la competizione internazionale. Le piccole imprese, invece, non ce la fanno da sole, ed abbisognano di strumenti selettivi ed efficaci di politica regionale. E’ nota la distanza che ci separa dall’esperienza di altri Paesi, in cui è diffuso l’utilizzo di forme di assistenza al momento della nascita di un’intrapresa, mentre in Abruzzo il sistema pubblico scoraggia più che incentivare ogni iniziativa imprenditoriale. Tra i problemi della piccola impresa, certamente non l’ultimo, c’è il difficilissimo rapporto tra imprese e banche. Soprattutto ora: dopo la crisi dei mutui americani è finito il lungo periodo dei bassi tassi d’interesse ed il costo del denaro è destinato a crescere ancora. L’evidenza empirica del problema creditizio è quella vissuta giornalmente dai nostri imprenditori e costituisce oggetto e contenuto di continue indagini, ma veramente di pochi fatti. La provincia di Bologna ha il costo del denaro più basso d’Italia, Vibo Valentia il più alto. Mediamente un imprenditore del Sud paga il denaro 5 punti percentuali in più rispetto ad un imprenditore del Nord. Tra le 103 Province italiane, quelle abruzzesi si collocano rispettivamente: L’Aquila al 67°, Chieti e Pescara al 71° e 72° posto, Teramo al 74° posto. In Abruzzo, il costo del denaro è di circa il 2,6% più elevato rispetto a quelle del Nord. In una fase di difficoltà della piccola impresa, tale ulteriore fattore rischia di rappresentare un freno alla crescita. I processi di acquisizione-fusione conosciuti dalle banche italiane, hanno depotenziato di fatto il sistema creditizio abruzzese. In un periodo in cui si analizzano i processi di finanziarizzazione e globalizzazione dell’economia, si è amplificata la domanda di "banca locale" da parte degli operatori economici e si è riconsiderato il ruolo del territorio come luogo dove si formano reti materiali e immateriali, si concepiscono strategie, si sviluppano saperi e non solo come luogo di produzione. Il sistema creditizio non è "neutrale" nello sviluppo regionale, anzi riveste un ruolo centrale come fattore di sviluppo e "istituzione" di sostegno alla crescita delle piccole imprese. Considerato pure che il sistema creditizio attua un’azione selettiva nelle possibilità di accesso al credito da parte delle imprese, è importante che la Regione si senta impegnata nell’attuazione di strategie e azioni in grado di colmare il gap del costo del danaro per fornire alle nostre imprese quelle pari opportunità necessarie per affrontare la crescita competitiva necessaria.
La regione deve realizzare, in particolare, politiche specifiche volte al rafforzamento della struttura patrimoniale della piccola impresa. E’ acclarato che la piccola impresa abruzzese per poter essere maggiormente competitiva, deve investire in qualità. Le politiche pubbliche devono essere tese al rafforzamento patrimoniale promuovendo strutture consortili, prestiti partecipativi, strumenti alternativi di finanziamento finalizzati a realizzare investimenti produttivi. Altre regioni hanno sperimentato con successo forme di intervento per migliorare la capitalizzazione e sostenere i piani industriali, quali i fondi di "private equity", i fondi di rotazione e sviluppo, ecc. Gli strumenti non mancano certo, occorre la volontà politica ed una burocrazia selezionata non per parentela e appartenenza partitica, ma per professionalità e vicinanza alle esigenze del mondo produttivo. Le politiche pubbliche devono trovare un riscontro nei piani aziendali, premiando quelle imprese che dimostrano di saper raggiungere obiettivi di politica economica assunti come “stelle polari” dalla regione (le innovazioni di prodotto e di processo, l’incremento dimensionale, l’internazionalizzazione, la diffusione delle nuove tecnologie dell’informazione, ecc.). Più in generale, l’Abruzzo deve reagire alle crescenti difficoltà compiendo un salto di qualità e nello stesso tempo di discontinuità dall’attuale modello di sviluppo, e rafforzare un modello basato sul valore e sulla valorizzazione dell’economia della conoscenza. Tutta la manifattura abruzzese, con poche eccezioni, deve riposizionarsi su prodotti di maggiore qualità, esaltando i vantaggi comparati dei singoli “sistemi locali”: la sostenibilità dello sviluppo, la disponibilità di capitale umano, la possibilità di integrare i sistemi locali industriali con le filiere agricole, della pesca, del turismo e della cultura. La Regione dovrà fare di più, molto di più. Anche in questo campo. E credo che sia auspicabile l'adesione della nostra Regione alla costituenda Banca del Sud, progetto importante al quale sta lavorando il Sen. Fabrizio Di Stefano ed il "Cantiere Abruzzo". L'argomento del credito richiede una seria riflessione sull'argomento, ma soprattutto quei fatti che il mondo produttivo attende da troppo tempo.

Piero Carducci

27 settembre 2008

CANTIERE ABRUZZO INCONTRA MONDO ACCADEMICO E IMPRENDITORIALE

“Soddisfazione per l’incontro aperto che Cantiere Abruzzo ha tenuto oggi a Pescara” è stata espressa dal Sen. Fabrizio Di Stefano. “La qualità degli interventi degli autorevoli docenti universitari ed esponenti del mondo imprenditoriale che hanno raccolto il nostro invito - ha sottolineato il senatore del Pdl - testimonia una volta di più l'importanza di un confronto serrato e continuativo tra politica, le istituzioni e la società abruzzese”.
Tra i contributi, quello del professor Prof. Gaetano Bonetta, ordinario di Pedagogia Generale e preside della facoltà di scienze della formazione dell’università di Chieti, che ha messo l’accento sull’importanza strategica di una “nuova identità della formazione professionale come elemento cardine per il futuro della nostra regione”.
Di federalismo regionale e fiscale si è occupato invece il prof. Romano Orrù, docente di diritto pubblico all'università di Teramo, che ha sottolineato la necessità di “dare agilità alla macchina pubblica in un sistema in cui il merito torni ad essere protagonista”.
Il prof. Ferdinando Romano, ordinario alla Sapienza di Roma, ha messo in evidenza “il coraggio di fare riforme vere della sanità, senza fermarsi – come nel piano sanitario regionale – a iniziative di mera immagine. Quel che occorre è una Asl unica territoriale con l’aziendalizzazione delle strutture ospedaliere attraverso multipresidi o presidi unici, una più efficiente politica di controllo sulla spesa e di responsabilizzazione dei manager. Chi sbaglia - ha concluso - deve andare a casa”. Sulla stessa linea d’onda l’avv. Massimo Cirulli che, “per ridurre gli sprechi e migliorare la qualità dei servizi ha proposto un ambito unico per il sistema integrato delle acque con una progressiva integrazione con il ciclo integrato dei rifiuti e delle società di gestione”.
“Le imprese sono in ginocchio e il sistema energetico e infastrutturale è troppo rudimentale – ha fatto presente Gennaro Strever, presidente regionale dell’Ance – per favorire l’insediamento di aziende tecnologicamente avanzate”.
“Per affrontare una situazione grave come quella che sta attraversando l’Abruzzo non occorrono libri dei sogni ma programmi concentri e rispetto delle regole, da parte dei politici ma anche degli imprenditori” ha detto Fabio Spinosa Pingue, presidente dei giovani imprenditori.
L’economista Piero Carducci si è soffermato sulla necessità di reperire risorse europee per l’innovazione ha concentrato il proprio intervento. “Il problema di fondo dell’Abruzzo – ha detto Carducci – è la minore produttività della nostra regione rispetto alle altre e tale sfida si può vincere solo innovando e risparmiando risorse al tempo stesso”.
Lorenzo Di Flamminio, vice presidente della Compagnia delle Opere, ha sottolineato l’importanza “dello sviluppo dell’impresa sociale e del no profit attraverso il criterio della sussidiarietà, metodo per una democrazione migliore. “A tal riguardo la Regione deve fare molti passi in avanti rispetto al recente passato”.
Nel corso del dibattito sono intervenuti, tra gli altri, Anna Maria Lanci, presidente regionale della Confcooperative, Giuseppe D’Amico, direttore regionale di Confindustria, e Patrizio Schiazza, presidente regionale dell’associazione ambientalista Ambiente e/è Vita.
Nei prossimi giorni Cantiere Abruzzo tornerà ad affrontare altri temi nei previsti incontri con il mondo della cultura e del volontariato.

25 settembre 2008

Cantiere Abruzzo "incontra" il mondo accademico e imprenditoriale


"Cantiere Abruzzo", il laboratorio di idee fortemente voluto dal Sen. Fabrizio Di Stefano e finalizzato a dare un nuovo slancio alla politica regionale, ha organizzato un'assemblea aperta nel corso della quale saranno illustrati alcuni dei punti programmatici elaborati sinora e raccolti ulteriori spunti di riflessione. All'incontro, che si terrà sabato 27 settembre p.v. alle ore 10,00 a Pescara presso il Museo Vittorio Colonna in Piazza 1° Maggio n. 10, parteciperanno con interventi qualificati e qualificanti autorevoli rappresentanti del mondo culturale, accademico e della produzione.
"La disponibilità a partecipare a un progetto di crescita del nostro territorio offerta da numerosi docenti universitari ed esponenti del mondo imprenditoriale - ha sottolineato il Sen. Di Stefano - testimonia come la nostra iniziativa abbia colto nel segno e come, anche successivamente al momento elettorale, vada necessariamente manutenuto aperto e soprattutto vivo un luogo di confronto tra politica e società abruzzese".

16 settembre 2008

Di Stefano: governare è la prova più difficile (da Il Centro d'Abruzzo)


«Le elezioni regionali rappresentano un passaggio determinante per le sorti dell’Abruzzo: la vera sfida non sarà sul risultato elettorale ma sulle cose da fare all’indomani della chiusura delle urne e, soprattutto, sulla capacità del nuovo governo di godere dell’autorevolezza necessaria a gestire la delicata fase che ci attende» è la riflessione del senatore Fabrizio Di Stefano, coordinatore regionale di An, circa la scadenza elettorale d’autunno.
«Con la prossima legislatura ci giochiamo il futuro della nostra Regione, per cui dobbiamo rivedere totalmente l’approccio utilizzato sino ad oggi ed essere artefici di un rinnovamento che non passi soltanto dai volti delle donne e degli uomini che andranno a sedere sui banchi del prossimo Consiglio, quanto piuttosto sul metodo di gestione della cosa pubblica: abbiamo bisogno – oggi più che mai – di rigore, trasparenza, di capacità di ascolto dei problemi dei cittadini e dei territori» spiega Di Stefano.
«Soprattutto – prosegue l’esponente di An – dovremo calcare la mano sul concetto di questione morale, intesa come la somma tra l’onestà e la competenza, da un lato perché, dopo le ben note vicende giudiziarie, l’Abruzzo ha bisogno di poter riprendere a marciare a testa alta, dall’altro perché vanno definitivamente spezzati i meccanismi che impediscono alla macchina amministrativa regionale di camminare celermente e secondo principi di efficienza ed economicità».
Quanto al candidato presidente, poi, Di Stefano ribadisce che «prima dei nomi è importante concentrarsi sui programmi: è per questo che abbiamo voluto promuovere l’iniziativa Cantiere Abruzzo che, in poco più di un mese di vita, ha avuto incoraggianti riscontri, andati ben oltre ogni ottimistico auspicio, con oltre duemila contatti e centinaia di contributi, commenti e opinioni, segno evidente di una voglia non sopita di partecipazione che proviene dalla società».
«Dalle proposte raccolte con tale iniziativa – continua il senatore – è emerso che le priorità si chiamano ripresa economica e incremento occupazionale, tagli agli sprechi e risanamento dei conti pubblici, valorizzazione e sostegno delle produzioni agricole, attenzione per l’ambiente, riordino degli enti strumentali e delle aziende regionali, riequilibrio territoriale».
«Tra queste proposte – ricorda Di Stefano – anche quella di far partecipare l’Abruzzo alla fase di costituzione della Banca del Sud: agganciare la Regione allo strumento finanziario fortemente voluto dal governo Berlusconi, infatti, è una opportunità che non possiamo lasciarci sfuggire».
«Cantiere Abruzzo, passata la fase elettorale – annuncia Di Stefano – darà vita a una scuola di formazione permanente cattolica rivolta in particolare ai giovani, ma non solo, che vorranno impegnarsi per il rinnovamento della politica: una palestra culturale in cui insegnare, come ha sostenuto monsignor Fisichella, l’importanza di coniugare la laicità dello Stato con il rispetto di posizioni basate su principi etici che non sono confessionali ma appartengono alla morale naturale».
«È evidente che ogni idea – conclude Di Stefano – cammina sulle gambe delle persone, per cui mi sono sentito lusingato e reso disponibile rispetto all’invito che le locali federazioni di An, unanimemente, mi hanno rivolto e su cui c’è stato anche l’avallo dei vertici nazionali del partito; oltre quella di An, però, ci sono altre candidature sul piatto e ognuna di esse – da Scelli a Piccone, da Pagano a Chiodi, da Tagliente ad altri ancora – è valida e sta a testimoniare la qualità della classe politica del centro-destra: da parte mia, al di là dell’investitura o meno di Roma, ci sarà impegno totale così come di tutta Alleanza Nazionale, che metterà al servizio della coalizione le sue riconosciute doti di radicamento territoriale e di capacità di parlare al cuore della gente».
Articolo pubblicato su Il Centro di oggi

15 settembre 2008

Cantiere Abruzzo: Sì alla Banca del Sud


“Grande soddisfazione per gli incoraggianti riscontri, che vanno ben oltre ogni ottimistico auspicio, alla nostra iniziativa di Cantiere Abruzzo”. Ad esprimerla è il promotore della stessa, il Sen. Fabrizio Di Stefano, che – nel corso di una conferenza stampa tenutasi sabato 13 settembre alle ore 11.45 a Pescara – ha sottolineato “gli oltre 2.000 contatti e le diverse centinaia di contributi ricevuti, commenti, opinioni e proposte ricche di spunti. Neanche noi ci aspettavamo una così forte voglia di partecipazione alla ricostruzione della nostra regione – riconosce il coordinatore regionale di An – e ci stiamo attivando per rispondere a tutti in tempi strettissimi.
Di Stefano questa mattina si è soffermato su un tema in particolare: l’inderogabilità di un immediato rilancio economico e finanziario della regione, lanciando una proposta nuova: “L’idea – ha spiegato – è quella di assegnare una nuova mission alla FIRA, facendo partecipare l'Abruzzo attraverso la Finanziaria Regionale alla costituenda Banca del Sud, come previsto dall’art. 6 Ter, comma terzo, lettera B del DL 112 approvato dal Parlamento a fine luglio. Agganciare l’Abruzzo allo strumento finanziario fortemente voluto dal governo Berlusconi, infatti, è una opportunità che non possiamo lasciarci sfuggire. Così come risposte concrete andranno individuate per affrontare la crisi che attraversa il mondo agrario nella prospettiva della nuova PEC. Rimanendo in tema di ripresa del sistema socio-economico regionale, Di Stefano, facendo riferimento ai segnali di attenzione arrivati dal mondo culturale e accademico, ha ribadito la convinzione di come anche la cultura possa rappresentare uno dei volani della promozione del nostro territorio in Italia e nel mondo. A tal riguardo – ha riferito – abbiamo registrato la disponibilità di diversi esperti a lavorare insieme a noi a quella legge di riforma del settore che la Mura non è riuscita a concretizzare. Alfredo Castiglione, per An, seguirà la formazione del programma del PdL su questo e altri argomenti”.
E proprio alla luce dell’apporto di tante qualificate energie e, non ultimo, dell’appello lanciato dal Pontefice nei giorni scorsi affinché cresca una nuova generazione di politici cattolici – ha concluso il Sen. Di Stefano – ci siamo convinti che l’esperienza di Cantiere Abruzzo non si possa fermare il 30 novembre ma che si debba trasformare in una scuola di formazione politica aperta e permanente, rivolta in particolar modo ai giovani sino ai 35 anni che vorranno impegnarsi per il rinnovamento di una politica che sappia coniugare la prassi amministrativa con gli insegnamenti del rispetto della vita umana, della solidarietà, della convivenza pacifica e della dignità del lavoro che provengono dalla dottrina sociale della Chiesa.
Riguardo al mancato aumento delle tasse legate alla sanità abruzzese - chiosa infine Di Stefano - se si fosse verificata tale sciagurata ipotesi la responsabilità sarebbe stata del governo Berlusconi, adesso che è stata scongiurata il merito è dello stesso Paolini.”

11 settembre 2008

Cantiere Abruzzo farà "scuola"


«Piena adesione all’invito rivolto ai fedeli da Papa Benedetto XVI affinché cresca una nuova generazione di politici cattolici capaci di far coesistere l’impegno nelle istituzioni con la fedeltà al proprio credo», lo afferma il sen. Fabrizio Di Stefano, coordinatore regionale di An, da sempre attento ai principi della dottrina sociale della Chiesa e attivo interlocutore politico dei movimenti cattolici, come dimostra – ad esempio – la sua ultradecennale partecipazione al Meeting di Rimini.
A tal proposito, Di Stefano ha annunciato che Cantiere Abruzzo, il “pensatoio culturale” fondato lo scorso luglio, «darà vita a una scuola di formazione permanente rivolta in particolare ai giovani, ma non solo, che vorranno impegnarsi per il rinnovamento della politica: una palestra culturale in cui insegnare – come ha sostenuto monsignor Fisichella – l’importanza di coniugare la laicità dello Stato con il rispetto di posizioni basate su principi etici che non sono confessionali ma appartengono alla morale naturale».
«I corsi – precisa l’esponente di An – partiranno in inverno e avranno la loro conclusione in estate, saranno aperti al contributo di esperti conoscitori delle dinamiche politiche e delle prassi amministrative che spiegheranno come mettere a frutto nella quotidianità gli insegnamenti del rispetto della vita umana, della solidarietà, della convivenza pacifica, della dignità del lavoro che provengono dalla dottrina sociale della Chiesa».
«Oggi più che mai – conclude Di Stefano – di fronte al ripensamento di molti circa il ruolo del progresso e del mercato come unici arbitri delle società è necessario che la politica sappia riscoprire il senso della sobrietà e dei vincoli comunitari per arginare quella che Ratzinger ha definito una “corsa frenetica verso il nulla”, cioè quell’insaziabile consumismo economico e morale che rischia di depredare la Terra e svuotare le coscienze».

Le adesioni alla scuola, anche per svolgere il ruolo di docente, possono essere effettuate all’indirizzo email cantiereabruzzo@gmail.com o direttamente sul blog www.cantiereabruzzo.blogspot.com.

Riordino degli Enti Strumentali, una priorità per l'Abruzzo


Riordino degli Enti Strumentali - Cantiere Abruzzo ha creato un gruppo di lavoro per definire un progetto di legge regionale per il riordino degli Enti strumentali e delle società regionali. Sulla materia del riordino degli Enti sono stati presentati, nel corso della precedente legislatura, diversi progetti di legge, ma la maggioranza di centro-sinistra non ha ritenuto di procedere nel riordino della giungla di Enti regionali. Il progetto di riordino a cui sta lavorando Cantiere Abruzzo si pone l'obiettivo di ridurre i costi degli apparati politici e di riorganizzare gli enti sulla base di criteri di efficienza e di efficacia. Basti pensare che gli Enti e le Società partecipate e controllate dalla Regione Abruzzo dispongono di circa 250 sedi e uffici sul territorio regionale, e di oltre 3.500 addetti diretti e indiretti. Una selva clientelare cresciuta negli anni in maniera disordinata ed ora da riordinare, a partire dalla gestione dell'acqua e dei trasporti. E' importante sottolineare che non sono ridondanti soltanto i consigli di amministrazione ma esiste una questione ben più ampia di sovrabbondanza delle strutture manageriali: in diversi enti la giuntad centro sinistra ha nominato dirigenti senza particolari titoli e non sempre all'altezza dei compiti. Uno dei punti qualificanti del programma del Sen. Fabrizio Di Stefano è proprio la riforma degli enti regionali. Il sistema Regione deve essere disboscato e riformato: dobbiamo sopprimere gli enti inutili, semplificare le strutture, eliminare le duplicazioni, che portano a costi ormai insopportabili per la collettività. Certamente alcuni Enti sono inutili, nel senso che le rispettive competenze sono state assunte da strutture più recenti o attribuite a Comuni e Province. Esistono poi enti sovrabbondanti, come nel caso del settore dei trasporti (dove operano ben quattro Spa: Saga, Arpa, Gtm, Sangritana) che devono essere soggetti a drastici processi di razionalizzazione e di fusione. I tagli devono riguardare soltanto le strutture politiche, ovvero consiglieri di amministrazione e dirigenti a tempo determinato, e tutti i progetti presentati prevedono la salvaguardia integrale degli attuali livelli occupazionali, nonché dei diritti maturati dai singoli rispetto alla previdenza ed al trattamento pensionistico. Analoghi processi di riorganizzazione dovranno riguardare il settore dell'acqua, tanto elefantiaco nelle strutture quanto inefficace. Il progetto sarà definito entro qualche settimana e sarà pubblicato su Cantiere Abruzzo. Eventuali contributi sono graditi e possono essere inviati dai nostri lettori e simpatizzanti all'indirizzo del sito.


Gruppo di lavoro "Cantiere Abruzzo"

La vera malatta è la sanità


Riceviamo e pubblichiamo l'intervento di Stefano Flamini, direttore U.O. di Ortopedia e Traumatologia Ospedale "S. Salvatore" L'Aquila.

La sanita' Abruzzese e' malata, è tutto il sistema che non funziona e la causa prima della malasanita' sembra essere l' assenza di controlli, l' inesistenza di sistemi premi-punizione, la non applicazione di parametri di efficienza. I politici responsabili della gestione della sanita' Regionale degli ultimi anni si sono dimostrati del tutto inadeguati, cosi come si è dimostrata inadeguata gran parte della classe medica, che nulla ha voluto cambiare e nulla doveva turbare quelle modalità di lavoro che hanno contribuito a rendere disastrosi i conti della Sanità. Sull' onda degli ultimi episodi di cronaca e per il suo crescente peso economico è indispensabile che il prossimo Governo Regionale prenda di petto la questione salute. Provo ad indicare, seppur sinteticamente, obiettivi programmatici, di cui mi auguro, Vorrà’ tener conto in vista delle elezioni prossime.

Il 1° e' quello dell' assenza, della carenza e dei ritardi delle informazioni sul servizio sanitario Regionale per valutarne il grado di efficienza. Sembra quasi che i gestori non gradiscano produrre o essere sottoposti a rendiconti. Nessuna delle attuali Asl pubblica dati sulla propria attivita' . L' informazione regionale, quando c'e', offre dati aggregati e tardivi. I rendiconti del ministero della Sanita' contengono solo dati contabili e nessun indice di redditivita' . Mancano dati sui costi dei singoli ospedali, sugli stessi organici, non ci sono dati attendibili e confrontabili sui costi medi di degenza. Si dice che il personale sanitario sia in esubero: si tagliano posti ai medici ed infermieri ma si moltiplicano i posti degli amministrativi…..è pazzesco. Nell’industria le spese amministrative debbono essere contenute al disotto del 10 per cento, nei nostri ospedali, seppure con diverse aggregazioni di spesa, arrivano al 30-35 per cento, . Cio' e' tanto piu' grave, dal momento che la spesa sanitaria in Abruzzo assorbe oltre l’80% del bilancio generale della Regione di cui circa un quinto è dedicato ai rimborsi alle cliniche private per le prestazioni effettuate in convenzione.

IL 2° e' l' assenza di parametri di efficienza e di rendimento. L' introduzione di parametri di efficienza, tipici delle imprese e l' analisi degli scostamenti e delle varianze delle singole Unita' Operative offrirebbero precise griglie di lettura e di intervento nelle diverse realta' : premiando le piu' produttive, stimolando le meno efficienti. I piccoli ospedali, che non riescono ad avere una massa critica, cioè un numero di degenze sufficiente per offrire dei servizi qualitativamente avanzati andrebbero chiusi o magari trasformati in strutture per la lungodegenza-riabilitazione, garantendo la partecipazione delle comunità locali a questo ridisegno dei servizi per la salute
La sperimentazione dei famosi Nuclei di Cure Primarie (NCP), nuove forme organizzative della Medicina Generale che, per come sono state progettate, presentano molti dei tratti caratterizzanti le UMG (Unità di Medicina Generale) che dovrebbero costituire i mattoni della assistenza territoriale nel prossimo futuro, attualmente risultano utili ad aumentare lo stipendio dei medici e fallimentari dal punto di vista sanitario.

Il 3° è l’ espansione, nonostante i tentativi di tenerla sotto controllo messi in campo dai Governi Nazionali. Piu' della meta' della spesa e' dovuta ad una domanda sempre piu' sofisticata cui corrispondono cure sempre piu' costose e spesso non appropriate. Ad esempio dal 20 al 50% degli interventi chirurgici non sono necessari, come non lo sono il 50% delle radiografie, TC e RM per dolore lombare o artrosi. Criteri di misurazione quali esistenza e uso di linee guida o documenti di riferimento, percentuale di aderenza alle raccomandazioni selezionate, danni da terapie di tipo o durata incongrui abbatterebbero gli sprechi. Ognuno di questi sprechi fa perdere tempo, rende difficile lo svolgimento delle operazioni, accentua i disagi da carenza di risorse. Inoltre, se la salute e’ vero non ha prezzo, tuttavia la spesa non deve divenire un costo dell’inutile. Infatti nella sanità troppe risorse vengono assorbite per la -non sanità-, da cui la necessità di una razionalizzazione della spesa, evitando gli sprechi. Quanto si spende nella sanità è tutto per la sanità? Quanto si spreca? Quante sono le spese inutili? Forse più che di malasanità, meglio sarebbe di guardare se non c’è una malamministrazione della sanità.

Il 4° è la certificazione, o meglio assenza di certificazione. Se le leggi obbligano le imprese, soprattutto quelle al di sopra di certe dimensioni, a sottoporre all' analisi di certificatori professionali il proprio bilancio, perche' non e' possibile introdurre le stesse procedure per le ASL? Ne' puo' valere l' alibi dei costi: se diretta dal centro e resa obbligatoria, la certificazione dell' attivita' degli enti sanitari avrebbe costi decisamente marginali rispetto agli sprechi e agli abusi. Una delle misure piu' celeri da prendere, dovrebbe essere l’ istituzione di un corpo di ispettori, altamente qualificato(ex Primari, Direttori Sanitari etc), che abbiano il compito di organizzare il controllo dell' attivita' e che, utilizzando e introducendo una serie di parametri di rendimento e di efficienza per i diversi tipi di struttura, possano attivare l' azione dei responsabili regionali, verso le realta' peggiori per migliorarle, verso quelle migliori per premiarle.

Il 5° riguarda le dinamiche demografiche legate all'invecchiamento. Ad incidere maggiormente sulla spesa pubblica non è solo il fattore età, quanto l'insorgenza di malattie croniche incurabili o dall'esito incerto, che necessitano di assistenza specialistica e prolungata nel tempo. Stiamo assistendo ad un rapido, profondo e duraturo cambiamento del profilo di domanda dei servizi sanitari, la struttura della domanda appare sempre più sbilanciata verso le esigenze di soggetti "fragili", anziani e non autosufficienti affetti da malattie croniche e patologie multiple. La struttura dell'offerta è invece rimasta sostanzialmente quella ideata e costruita un secolo fa' per far fronte ad una domanda di sanità guidata da un quadro epidemiologico completamente diverso da quello attuale, ed orientato prevalentemente alla gestione delle emergenze e delle malattie acute. . Le nostre strutture necessitano di profondi cambiamenti per adeguarsi alle esigenze di una popolazione sempre più anziana, in cui spesso più patologie minano nel tempo la salute di un individuo ed in cui infine le emergenze sanitarie si accompagnano ad emergenze sociali di assistenza e sostegno. Diventa sempre più necessario rivedere come e dove vengano spesi i soldi della sanità pubblica e al contempo pianificare dei programmi di assistenza indirizzati al potenziamento della sanità territoriale decentrata per poter prendersi carico in modo efficace ed efficiente di una popolazione destinata ad invecchiare sempre di più. Tipicamente in sanità "l'offerta crea la domanda". Un modello distributivo dei servizi sanitari ancora fortemente incentrato sul ricovero ospedaliero sta da molto tempo creando una domanda distorta, sottolineata in particolare dai molti ricoveri impropri che risultano essere sempre più costosi per il Sistema Sanitario Regionale, oltre che poco efficaci dal punto di vista della cura del paziente. In un'ottica di bilanciamento fra costi e qualità dei servizi sanitari, i mutamenti demografici ed epidemiologici in atto dovrebbero spingere ad una ri-definizione della strategia di distribuzione dei servizi socio-sanitari sul territorio volta a re-ingegnerizzare la struttura dell'offerta, integrando la componente ospedaliera con una potenziata presenza territoriale a supporto delle mancate ospedalizzazioni, delle de-ospedalizzazioni anticipate e della assistenza presso il domicilio delle persone. Tutto questo comporta una organizzazione del servizio per processi, in grado di coinvolgere in maniera orizzontale ospedali, strutture sanitarie territoriali, medici di medicina generale e specialisti, assistenti sociali e, naturalmente, il paziente stesso, in modo particolare l'anziano, l’ oncologico, il disabile e il cronico.

6° Cliniche private, soldi pubblici.
«Ai privati arrivano soldi e alle strutture pubbliche le rogne» scrivono Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella. È esattamente così, ma non solo in Sicilia. In Abruzzo si è voluto mettere sullo stesso piano pubblico e privato con l'idea che farli competere aumentasse l'efficienza e riducesse gli sprechi. Prima però si sarebbe dovuto cambiare le regole. Se pubblico e privato devono competere per dare efficienza agli ospedali, uno si aspetta che le regole siano le stesse. Ma gare d'appalto, vincoli per i concorsi, impossibilità di licenziare chi non lavora si applicano alle strutture pubbliche, al privato no. Gli ospedali formano grandi medici, e bravi infermieri che dopo qualche anno lavoreranno nelle cliniche private, che li retribuiscono a prestazione. Tante prestazioni, tanti soldi. I rimborsi sono a prestazioni (DRG), a ciascuna prestazione corrisponde una tariffa incoraggiando a curare le malattie «che rendono», e facilmente alterabili per ottenere rimborsi più alti di quanto non comporti la prestazione effettuata (in un recente convegno a Milano è emerso che l'uso improprio dei DRG costa allo Stato 5 miliardi all'anno). E’ facile ipotizzare, se ci fossero stati ispettori , come precedentemente viene descritto, difficilmente si sarebbero potuti verificare quegli episodi che sembra siano accaduti. Chi ha grandi traumi dell’ apparato locomotore, infezioni da germi difficili da curare, grandi insufficienze d'organo, chi deve essere ricoverato per mesi, gli ammalati di Aids, sono sempre curati negli ospedali pubblici. Che in questo modo più lavorano, più «perdono», perché il sistema è tale che i DRG non sono remunerativi per i malati gravi. Dovremmo rinunciare all’ attuale modello? Penso di sì, finché siamo in tempo.
Le competenze del privato si dovrebbero poter integrare con quelle degli ospedali pubblici, vincolando il sistema a regole precise cioè “delegare” al privato alcuni “servizi” e “prestazioni” in regime di convenzione, cioè complementare al pubblico e non concorrenziale. Così non ci sarebbero più a pochi chilometri cliniche private e ospedali che fanno la stessa cosa, si ridurrebbero esami e interventi inutili e si garantirebbero ai cittadini buone cure, che è la cosa più importante, ed è anche quella di cui si parla di meno.

Razionalizzare, chiudere o convertire i piccoli ospedali e cliniche private, gli inevitabili esuberi di personale faranno insorgere i lavoratori, le popolazioni ed i politici locali. Ci sono in agguato molti nemici che non hanno nessuna voglia di vedere cambiato un sistema in cui hanno prosperato ottimamente, pertanto, per risanare con saggezza un settore allo sbando è necessaria una politica con la P maiuscola che riesca a coinvolgere "la massa", che non rinunci a dire la verità, anche se scomoda, e che non la prenda in giro.

Sanità, bisogna cambiare!


Riceviamo e pubblichiamo l'intervento della dott.ssa Maura Del Giovine*

C'è di più del problema di un grosso" buco" nella sanità abruzzese. C'è di più dei soldi che mancano per pagare il debito che stringenella morsa il servizio sanitario regionale. C'è il problema dell'assenza di un sistema efficace ed efficientedi governo e di controllo delle nostre strutture sanitarie. Possono sembrano riflessioni scontate, ma non è così. Bisogna interrogarsi. Perchè non c'è attualmente l'apparato necessario? E ancora. Perchè non si sono date ed attivate in concreto strutture adeguate di controllo di gestione ad organizzazioni complesse di vitale importanza per tutti cttadini? Nelle Asl, negli ospedali, vale sempre la pena sottolinearlo, si produce salute: il bene più prezioso per tutti. Nulla è più importante! Allora? Qualcosa non quadra. Già, perchè non può essere un caso, o colpa del fantomatico " sistema", ed infatti non lo è, che le Asl siano - stando ai fatti, recenti e non, noti all'opinione pubblica - , sostanzialmente tutte, in chiara e grave difficoltà sia finanziaria che gestionale. Gestione e finanza sono due facce della stessamedaglia, la cosiddetta governance. Servono per un buon governo sanitario uomini davverocapaci, professionisti del management amministrativo e sanitaro, cioè funzionari,dirigenti medici e tecnici formati ed esperti: questo sì che è scontato da fare. Nessuna alchimia, nessuna formula magica: prima la strategia, poi la capacità di trasformala in fase operativa, infine il sistematico controllo-monitoraggio del risultato del lavoro svolto. Il sistema è semplice, efficace ed efficiente, necessariamente trasparente, e, soprattutto,tendente a risultati di maggiore economicità.E la politica che ruolo ha in tutto questo? Un ruolo principe, il più importante se vogliamo. Un buon sistema di governo, applicato a qualsiasi sistema organizzativo, deriva da buone idee: la politica èproprio il mestiere, o meglio l'arte, di chi trasforma valori ed idee in azioni utili a servizio della gente,centrando quindi obiettivi di interesse generale. Arrivo così alla conclusione di questo mio modesto contributo. Eccola. Auspico che in Abruzzo cambi il modo di fare politica sanitaria, che si volti prestopagina e che al Governo della nostra Regione e delle Asl arrivinonon solo uomini capaci, ma soprattutto Uomini, di buona volontà!

*Dott.ssa Maura Del Giovine, giornalista

5 settembre 2008

L'Abruzzo investa nella produttività (un intervento di Piero Carducci)

Riceviamo e pubblichiamo l'intervento dell'economista Piero Carducci, presidente del Movimento per L'Aquila.

Credo che "Cantiere Abruzzo" dovrebbe riflettere, nei suoi contributi, sulla situazione economica abruzzese e sulle coerenti politiche economiche. Poche settimane ci separano dal voto, eppure quasi nessuno - con la lodevole eccezione di questo /blog/ - parla di programmi e di cose da fare.L’agenda politica dovebbe essere dominata non già dai contorcimenti mentali di Pastore e dal politichese dei più, ma dai temi economici. Badate bene: l’economia italiana non tira, e va peggio di quella europea che pure perde i colpi rispetto ad USA ed Asia. Il resto del mondo rallenta, ma comunque cresce, mentre l’Europa conosce per la prima volta in 30 anni il segno meno sul Prodotto Interno Lordo. La parola chiave in questa fase di bassa crescita è produttività, ovvero il prodotto per occupato nell’area Ue (in Italia in particolare) è troppo basso e deve crescere. La produttività è la base della futura ricchezza perché consente di incrementare l’efficienza del sistema e di assorbire senza traumi gli aumenti dei costi delle materie prime importate (come il petrolio). In questo scenario non esaltante, l’Abruzzo sta peggio degli altri. Purtroppo la nostra regione soffre come tutti delle difficoltà generali, ma pure del macigno del debito sanitario, una vera palla al piede che imporrà enormi sacrifici in futuro. La nostra economia sta rallentando, più rapidamente del previsto, per effetto di vari fattori: la debolezza del settore delle costruzioni, l’aumento dei prezzi delle materie prime che ha ridotto il potere d’acquisto ed aumentato i costi e quindi i prezzi alla produzione, una amministrazione regionale tanto elefantiaca quanto scadente. La fase di bassa crescita durerà, per l’Italia e l’UE, fin quando le nostre economie non riusciranno ad adattarsi ai prezzi più alti e più variabili delle materie prime, mentre per l’Abruzzo la situazione è più complicata dai fattori di debolezza strutturale propri della nostra regione. Se non cresce la produttività, ogni aumento del prezzo delle materie prime si ribalta sull’aumento dei prezzi. Il che significa meno competitività ed inflazione più persistente. Occorre poi tener presente il fatto che la crisi dei mutui USA è tutt’altro che finita. E questo è un problema per le economie indebitate, come quella abruzzese, che pagherà a carissimo prezzo il rimborso del debito sanitario. Insomma in Abruzzo abbiamo inflazione in aumento, consumi in calo, alti debiti, bassa produttività, casse regionali completamente vuote. Come stimolare la crescita in queste condizioni? La strada da percorrere non è semplice. L’esperienza delle precedenti crisi insegna che uno stimolo fiscale o un aumento della spesa pubblica a debito non serve per far fronte a uno shock derivante da un aumento delle materie prime. Per recuperare potere d’acquisto e competitività bisogna far calare i prezzi dei prodotti venduti con poca concorrenza. Bisogna dunque incidere sul sistema distributivo, sui monopoli, in particolare quelli locali. In molti casi i nostri prezzi (per beni e servizi) sono più elevati di quelli italiani e degli altri paesi europei. È su quel fronte che si possono ottenere vantaggi per i cittadini, e compensare gli aumenti delle materie prime. Importanti recuperi di efficienza sono possibili nell’apparato amministrativo regionale, nelle società controllate e negli enti strumentali: un apparato enorme e per buona parte tanto inutile quanto costoso. Nei prossimi anni la prospettiva di non vedere aumentare le tasse, alla base della politica del governo Berlusconi, dovrebbe rassicurare e creare un ambiente di base più favorevole alla crescita. Inoltre, per tagliare le tasse bisogna prima tagliare le spese. L’Abruzzo deve tagliare le spese, allungare il rimborso del debito sanitario, ed investire massicciamente in produttività. Questa è la ricetta. Entro un paio d’anni potremo forse essere fuori dal tunnel. La ripresa della crescita dipende pure da fattori esterni, come il prezzo del petrolio e la ripresa americana, fattori sui quali l’Abruzzo ovviamente non può fare nulla. Ma dipende molto dalla nostra capacità di reazione. Questo è il momento di ristrutturare, investire, innovare, ridurre la spesa regionale improduttiva, tagliare enti inutili, aumentare la produttività di sistema, investire sui giovani e sui talenti. E’ arduo il compito del prossimo Presidente: riprendere il percorso dello sviluppo in una situazione molto difficile. Fare uscire l’Abruzzo dal fosso in cui ci ha precipitato Del Turco e la sua "politica". Dimenticare la Banda Bassotti con il buon governo: ci vorrà tempo, ma si può fare.

Piero Carducci

4 settembre 2008

Cantiere Abruzzo va...


Grande attenzione dagli organi di informazione ha avuto la conferenza stampa - tenuta il 20 agosto a Pescara - nella quale il Sen. Fabrizio Di Stefano ha tracciato il bilancio del primo mese del progetto di Cantiere Abruzzo.

Per Di Stefano è indispensabile un progetto politico il più ampio possibile, in grado di coinvolgere tutti coloro che si sentono alternativi alla sinistra. "Solo così - ha dichiarato il coordinatore regionale di An - sarà possibile costruire un Abruzzo nuovo e diverso dalle fondamenta solide e capace di proiettarsi nel futuro".

Il senatore, poi, ha sottolineato l'apprezzamento per le riflessioni svolte di Carlo Masci, segretario provinciale dell'Udc, apparse su un quotidiano: "Vanno raccolte nella sua interezza e concretizzate nelle sedi politiche".

Oltre alla necessita' di un progetto politico, Di Stefano ha fatto notare che dall'iniziativa Cantiere Abruzzo e' emerso anche che "la societa' abruzzese chiede trasparenza, attenzione per l'ambiente e la questione morale". Il senatore ha poi posto la questione dei tagli agli sprechi ricordando che a Pescara si spendono due milioni di euro per le diverse sedi della Regione e ha inoltre sostenuto la necessita' di rivedere il ruolo dei Consorzi industriali e la necessita' di un ente d'ambito unico per risolvere la questione dei rifiuti e dell'acqua. Tra le altre priorita' la riforma degli enti strumentali puntando sulla razionalizzazione e i controlli anche attraverso "accordi con la Guardia di Finanza e la Corte dei Conti, ad esempio, per la gestione delle Asl". Sono previsti, infine, tavoli di confronto con le associazioni di categoria, il mondo del volontariato e dell'associazionismo.


PS.

Continuano ad arrivare ai nostri indirizzi di posta elettronica tantissime mail di sostegno e di adesione al progetto. Grazie a tutti per l'entusiasmo, contagioso.

Nei prossimi giorni pubblicheremo, dopo autorizzazione, alcuni degli interventi ricevuti.

Grazie

10 agosto 2008

No ai politicanti di professione

Pubblichiamo, di seguito, alcune delle mail giunte al nostro indirizzo.
A proposito di ambizioni di singoli il Sen. Di Stefano ha colto nel segno. Ora come ora in molti vorrebbero cogliere quest’opportunità, magari oltre che per ambizione anche per le proprie tasche. Per quanto mi riguarda non voterò alla Regione (e neanche l’anno prossimo alla Provincia) qualunque candidato che faccia politica a tempo pieno, che non dimostri di avere una laurea o un titolo adeguato e una professione (ad esempio, Del Turco solo la III media, Paolini solo il Diploma, ecc. ecc. ecc., è pieno, adesso basta). Io la penso come il premier Berlusconi: “in molti nei prossimi anni dovranno trovarsi un altro mestiere” disse sul giornale qualche mese fa diretto a chi mangia solo con la politica, cioè basta tollerare chi campa solo con la politica o si permette di fare politica a tempo pieno (a qualunque livello: dalle realtà più piccole dei Comuni fino alle cariche più elevate). Per questo motivo, tutto sommato non mi dispiace tanto neanche la norma antisindaci: voglio vedere in quanto si metteranno in discussione rinunciando allo stipendio e ai privilegi da sindaco: là capirò chi lo fa per convenienza e chi no.
Saluti e buon lavoro.
Paolo C.

L'adesione del Movimento per L'Aquila a Cantiere Abruzzo

Il Movimento per L’Aquila (www.mpl.it) intende aderire all’iniziativa “Cantiere Abruzzo” presentata stamane in conferenza stampa a Pescara. L’esecutivo del Movimento mi ha conferito, in data odierna, mandato ad individuare un accordo programmatico che possa giustificare, per via della valorizzazione di specifici contenuti, l’adesione del MpL all’iniziativa. La formalizzazione dell’intesa programmatica dovrebbe avvenire con la firma di un Protocollo di intesa da effettuare pubblicamente, all’Aquila, in apposita conferenza stampa.
In attesa di notizie, ringraziando, colgo l’occasione per inviare cordiali saluti.
Prof. Piero Carducci
Presidente Movimento per L’Aquila (MpL)

Rimbocchiamoci le maniche e torniamo a fare politica!

Pubblichiamo, di seguto, alcune delle mail giunte al nostro indirizzo.
Ritengo sia estremamente importante elaborare dapprima il programma e poi, in base ad esso, scegliere gli uomini SERI con le relative capacità e competenze.
Del resto se un allenatore decide di adottare un determinato modulo tattico e di affronatre la partita con una certa predisposizione, cercherà nella sua “rosa” i giocatori che più si adattano a quel tipo di giuoco. Solo in casi estremi (infortuni, squalifiche ecc.), adatterà la tattica in base agli uomini che si trova a disposizione.
E quest’ultino caso non credo faccia per noi. Noi del centro-destra (mai come ora!!!) abbiamo tutto il tempo necessario per poter predisporre un programma serio che nasca anche e soprattutto dalle ultime vicende che stiamo vivendo e che hanno e stanno dilaniando il nostro povero Abruzzo.
Abbiamo il dovere di avvicinare la gente ritornando con essa a fare Politica (con la P maiuscola).
Abbiamo il dovere di stare con la gente perchè se non lo facciamo ... la perdiamo (e forse già sta accadendo).
Solo dopo aver fatto ciò, con la gente ci uniamo e facciamo i programmi.
E dopo ancora ci preoccupiamo di scegliere questo o quel candidato.
Credo che la corsa alle dimissioni non sia un buon segnale. Soprattutto in questo momento. Forse, si corre il rischio, che potrebbe essere intesa come una ... corsa alla poltrona.
Attenzione perché la Gente (tutta!!!) è arrivata alla massima soglia di guardia per quanto riguarda il limite di sopportazione. Questa occassione potrebbe essere l’ultima e quindi attenti a non tradire quel po’ di fiducia che è rimasta nella politica.
Smettiamola di parlare solo di uomini. Rimbocchiamoci le maniche e ... programmiamo quel che dovrebbe essere un risorgere dalle secche che ci attanagliano. Poi vengono gli uomini. Quelli non mancano!!!!
Ad Majora.
Lucio M.

31 luglio 2008

Fabrizio Di Stefano lancia "Cantiere Abruzzo"

Bisogna affrontare una serie di nodi importanti, in merito ai rifiuti, all'acqua, al Centro Oli, al risanamento della sanita' e si deve pensare a come immaginare un modello di sviluppo della regione. E invece oggi la politica sta perdendo il filo del discorso, ci si perde dietro alle ambizioni dei singoli e il momento centrale di discussione e' la legge antisindaci, come se il problema fosse se si possono candidare o meno i sindaci e i presidenti di Provincia. Non e' possibile che la classe politica abruzzese pensi solo ai nomi e non ad un progetto politico. Cosi' si offendono la politica e gli abruzzesi. Va invece costruito un progetto, e chi sara' il candidato deve discutere di progetti, programmi e problemi. Rimettiamo, quindi, i paletti di una progettualita', che ora latita, e attorno a questi paletti costruiamo la regione del futuro.
Aspetto un tuo contributo di idee per costruire insieme l'Abruzzo di domani.

Fabrizio Di Stefano

L'indirizzo internet e' cantiereabruzzo@gmail.com